mercoledì 14 febbraio 2018

Brexit, sicurezza, riarmo e crisi migratorie: a pagare saranno le regioni, non i governi

 
E' stata pubblicata oggi la COMUNICAZIONE sul futuro quadro finanziario dell'UE dal 2020 in poi. Si tratta della proposta che la Commissione europea presenterà all'incontro informale dei capi di Stato e di Governo che, il 23 febbraio prossimo, discuteranno un Bilancio da  tempi di crisi dove non sarà facile far quadrare i conti. Oltre al buco che lascerà la Brexit, stimato tra i 12 ed i 14 milioni di €, l'UE dovrà metter mano al borsellino per far fronte alle nuove partite quali la crisi migratoria e, soprattutto,  l'ambizioso ri-lancio della Politica estera e di sicurezza comune (1). Dalla proposta della Commissione europea pare che, fatti due conti, a pagare saranno principalmente le regioni d'Europa.
Anche per questo non si è fatta attendere la reazione del Comitato delle Regioni che, attraverso il Presidente Karl-Heinz Lambertz, rilancia la proposta di un aumento del contributo degli stati membri al bilancio dell'UE dall'1,1% all'1,3% del proprio PIL, invece di un taglio di fondi che comprometterebbe soprattutto la Politica di Coesione, la principale politica di investimento dell’Unione europea rivolta, attraverso soprattutto le nostre regioni e le città, a sostenere la creazione di posti di lavoro, la competitività tra imprese, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e il miglioramento della qualità della vita dei cittadini europei.
Oltre alla reazione della massima Assemblea delle regioni europee, già espressa nel Documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE, in queste ore si susseguono in rete le reazioni dei sostenitori dell'Alleanza per la Coesione - di cui anche questo blog fa parte - il cui obiettivo fondamentale è, invece dei tagli, assicurare dopo il 2020 e a tutte le regioni dell'Unione una Politica di Coesione più forte, più efficace e visibile.  
Al contrario, le odierne proposte, a prescindere dallo scenario, pare impostino un approccio in cui la Politica di Coesione verrà in ogni caso sacrificata in nome di una presunta miglior efficenza ed efficacia piuttosto che rinvigorita da una riforma concreta che, tenendo conto dei successi, dei limiti e delle criticità delle scorse programmazioni, imposti un nuovo approccio adeguato ai tempi difficili ed all'innegabile periodo di crisi che, come tutti, anche l'UE sta attraversando.


(1) Si tratta del sistema europeo di Cooperazione Strutturata Permanente (PESCO) in materia di "difesa", a cui i paesi membri potranno aderire liberamente. Erede dell'insuccesso del progetto di "Comunità Europea di Difesa" (CED) voluto negli anni 50 soprattutto da Italia e Francia per creare un esercito europeo e un coordinamento dell'industria degli armamenti, evitando anche il riarmo della Germania, la PESCOpermetterebbe di superare le innumerevoli duplicazioni di spesa esistenti tra i 27 Stati membri, e di aumentare enormemente le nostre capacità di garantire sicurezza e difesa”. Con i risparmi assicurati dall'intervento europeo di "ottimizzazione" si finanzierà il Fondo Europeo per la Difesa, rivolto a sostenere le “capacità”, e garantire  “una base innovativa, competitiva ed equilibrata" per l'industria europea degli armamenti, oggi meglio noti come "equipaggiamenti di difesa". In materia di sviluppo delle "capacità"(cioè la ricerca e lo sviluppo tecnologico su nuovi "strumenti"), l'UE concede 90 milioni di EURstanziati fino alla fine del 2019 e, dal 2020 in poi, 500 milioni di EUR all'anno. In materia di "Sviluppo e acquisizione" (cooperazione tra gli stati membri nell'acquisizione di tecnologie e materiali, ad asempio: la tecnologia dei droni, la comunicazione via satellite o l'acquisto in blocco elicotteri per ridurre i costi...), il cofinanziamento offerto dall'UE sarà di 500 milioni di EURper il 2019 e il 2020 e di 1 miliardo di EURl'anno dopo il 2020. Ovviamente, il programma incentiverà i finanziamenti nazionali con un effetto moltiplicatore atteso pari a 5 e potrebbe pertanto generare investimenti complessivi nello sviluppo di "capacità di difesa" pari a 5 miliardi di EUR l'anno dopo il 2020.